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21 August 2008 – 30 August 2008

È tempo di vacanze

[i]numero 02V di ri-View weblog della Ri-Vista[/i] Alessandra Cazzola* "Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi" Marcel Proust Mare e montagna, colline e pianure, città d'arte e parchi naturali, paesaggi famosi e monumenti insigni, articolazione storica, varietà degli usi e dei costumi, gastronomia raffinata, cultura tradizionale d'ospitalità, sono le carte importanti del turismo italiano in una società globalizzata che tende ad appiattire le differenze, le particolarità, le identità. Il nostro paese, nonostante le fallimentari (assenti?) politiche di gestione del paesaggio, resta comunque una destinazione per cui la grande varietà culturale e l’unicità dei paesaggi costituiscono la chiave di un turismo che sempre più punta a diventare motore economico e a creare posti di lavoro. Ma al paesaggio quanto costa tutto ciò? Se il turismo assumerà questa sorta di leadership nella creazione di reddito dovrà attrezzarsi sempre meglio per diminuire il proprio impatto sull’ambiente, sul paesaggio, sul territorio. In poche parole anche per il turismo si impone una strategia di sviluppo sostenibile. È al tempo stesso evidente che la recente scoperta dell’importanza della tutela ambientale ha prodotto in questi ultimi anni una trasformazione nel modo tradizionale di concepire la vacanza. Ci sono validi esempi – il più delle volte legati ai progetti di Agenda 21 e a diversi canali di finanziamento dell’Unione Europea – di progetti ed iniziative che si occupano delle tematiche legate al turismo, soprattutto laddove questa attività rappresenta un punto di forza dell’economia locale. Nonostante ciò, però, in poche occasioni si pone attenzione alle prospettive a medio-lungo termine dell’attività turistica legandole alla tutela-valorizzazione-sostenibilità del paesaggio culturale. Ambiti particolari dal punto di vista ambientale sono oggetto del cosiddetto turismo di lavoro: una proposta per gente che decide di passare le vacanze lavorando in un Parco, in un’Oasi, in un’area protetta, aiutando a ricostruire gli elementi caratteristici del paesaggio e – oltre ad alimentare l’azienda turistica del luogo – permettendone la salvaguardia e una forma di tutela attiva. Un’altra forma di turismo è quello educazionale, che da tempo conosce strategie di itinerari mirati (letterari, archeologici, eno-gastronomici, ecc) e che recentemente sfrutta le caratteristiche naturali dei luoghi per realizzare centri di informazione ecologica sull’ecosistema specifico. In questi casi, per evitare i danni dovuti ad una non corretta presenza umana, è determinante che il turismo sia fortemente canalizzato sulla scorta di criteri rigorosi: la gente può accedere solo a percorsi prefissati e può in questo modo usufruire di nozioni mirate. Entrambi gli esempi prospettati sono forme di un turismo consapevole, definito “turismo in punta di piedi”: è un buon segnale, ma è comunque ancora un settore di nicchia. Che succede alle altre realtà, in cui la pressione turistica è più pesante? La sostenibilità del turismo richiede che esso integri l'ambiente naturale, culturale e umano; che assicuri una dinamica durevole dell'effetto delle sue attività sulle risorse naturali, sulla biodiversità e sulla capacità di assorbimento dell'impatto e dei rifiuti prodotti. Per coniugarsi con lo sviluppo sostenibile, il turismo dovrebbe basarsi sulle diverse opportunità offerte dalle economie locali e dovrebbe integrarsi compiutamente con lo sviluppo economico, contribuendovi positivamente. Appare sempre più urgente, quindi, sviluppare misure che permettano una più equa distribuzione dei benefici e dei danni prodotti. Certo non appare la soluzione migliore quella di “vendere” i “pezzi pregiati” del paese a privati, nell’indimostrata ipotesi che li gestiscano e li amministrino meglio di quanto non abbiano fatto le amministrazioni pubbliche. Non ha insegnato niente l’esperienza italiana delle speculazioni, degli inquinamenti, degli stravolgimenti del paesaggio e dei consumi selvaggi del suolo, delle cementificazioni, causati proprio dall’esigenza privata del profitto? [b]Struttura della Ri-vista[/b] La Ri-vista è strutturata in quattro sezioni: saggi, dialoghi, itinerari, eventi e segnalazioni. La scelta delle sezioni è intimamente connessa alle attività svolte dal dottorato. La sezione saggi, raccoglierà due tipi di contributi: quelli prodotti dal laboratorio di ricerca del dottorato e quelli che ci saranno forniti dagli studiosi, dagli esperti e dai progettisti, che interagiscono, in varie forme, con noi. La sezione dialoghi ospita dialoghi con studiosi e progettisti del paesaggio di chiara fama, ai quali rivolgeremo domande che scaturiscono da dubbi, interrogativi e curiosità che sorgono nei nostri percorsi di ricerca. La sezione itinerari vuol essere la sede dove si testimonieranno sia gli itinerari culturali che via via i dottorandi compiono, sia i più significativi itinerari percorsi nel laboratorio a cielo aperto nel quale studiamo e, infine, luoghi e paesaggi, uomini e culture. Nella sezione eventi e segnalazioni si darà notizia critica di eventi svolti ai quali in qualche modo il dottorato ha partecipato e s’informerà su eventi futuri scelti e selezionati per l’interesse che avranno con le tematiche di nostro interesse. Visita il sito ufficiale: http://www.unifi.it/ri-vista/ri-view/index.html

Event schedule:

  • Start: 08-21-2008
  • End: 08-30-2008.