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(IBIDEM) no.1 | Letture | Pregi e limiti dell’esperienza del Progetto ’80, Recensione a Cristina Renzoni, 'll Progetto ’80. Un’idea di Paese nell’Italia degli anni Sessanta'
Carlo Salone
Interpretazione e racconto, analisi puntuale e discussione a tutto campo convivono in questo lavoro sul Progetto ’80, distillato della tesi di dottorato che Cristina Renzoni ha elaborato nell’ambito della Scuola dottorale in Urbanistica attiva presso lo IUAV.
L’esperienza di Progetto ’80 si è dipanata nel breve periodo compreso tra il 1969 e il 1971, anno della pubblicazione del rapporto per conto del Ministero per il Bilancio e la Programmazione economica, in una fase storico-politica convulsa, ma senz’altro ricca di fermenti culturali e di aspettative da parte di una società in rapida trasformazione.
Il centro-sinistra al Governo, con una sequenza di provvedimenti orientati a dare impulso a un’economia in fase di rallentamento dopo il miracolo economico, è intenzionato a modernizzare il Paese nelle sue strutture sociali e territoriali e riesce, con la pubblicazione del Progetto ’80 (e delle sue ‘Proiezioni territoriali’), a dare vita a una sintesi efficace dei problemi posti dall’esigenza di pianificare lo sviluppo di un paese capitalistico ormai maturo e a una ‘rappresentazione della società italiana al 1980’, come scriveva Allione nel 1976.
La sezione ‘territoriale’ del Rapporto è suddivisa in quattro parti:
1. Una Parte prima, che contiene un’analisi delle risorse territoriali e del loro impiego alla metà degli anni Sessanta;
2. Una Parte seconda, in cui i risultati dell’analisi precedente sono sintetizzati nella formulazione di un ‘modello di assetto territoriale’ che fotografa le tendenze in atto e di cui si propone anche uno scenario di evoluzione spontanea;
3. Una Parte terza in cui, in accordo con gli obiettivi e i criteri progettuali prefissati, si propone invece un ‘modello di assetto territoriale programmatico’;
4. Una Parte quarta, infine, impostata sulla definizione di alcune linee di una politica del territorio tendenti alla realizzazione del modello di assetto territoriale programmatico.Non è il caso di dilungarsi sui pregi di questo esercizio analitico e progettuale, che è stato oggetto anche di una sorta di omaggio postumo e un tantino ipocrita nel 2007, da parte di una classe di governo sideralmente lontana dalle capacità di visione dei suoi predecessori della fine degli anni Sessanta (MI, 2007).
Noi, pur simpatetici rispetto a quella temperie culturale e a quell’approccio, possiamo invece sottolinearne alcuni limiti sui quali sarebbe interessante aprire una discussione non meramente ‘accademica’, ma orientata a illuminare alcune questioni irrisolte di oggi: per esempio, il non aver saputo anticipare le conseguenze che il processo di metropolizzazione avrebbe determinato sul piano sociale ed economico, in termini di ritmi di sviluppo e di distribuzione dei consumi, o l’aver semplicemente giustapposto, e non effettivamente integrato, l’analisi economica alla prospettiva territoriale, riducendo quest’ultima a mera ‘proiezione territoriale’ dei risultati della prima.
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Carlo Salone
DIST- Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio
Università degli Studi di Torino, Torino, Italy
E-mail: carlo.salone@unito.it
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
MI-Ministero delle Infrastrutture (2007), 1980-2020. Dal Progetto ’80 all’Italia che verrà. Materiali per una visione. Italia-Europa, Sintesi Grafica, Roma.
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