Browsing this web site you accept techinical and statistical cookies. close [ more info ]

books-2008-urbanistica-e-sfera-pubblica-cover.jpg

Urbanistica e Sfera Pubblica - Review - Un testo non neutrale

by Gianni Talamini

Il testo di Cristina Bianchetti è denso di questioni, interrogativi, domande. Spinge alla riflessione, induce all’autocritica. La densità che vi si ritrova non è solo l´esito di una ricchezza di quesiti, ma anche di riferimenti e di affermazioni. Si tratta di un testo politico, “politico nel senso di non neutrale”. L’autrice lamenta l’afasia dell’urbanista, il quale “si trova nella posizione scomoda di chi sa di non avere ascolto, né come testimone, né come disturbatore” e critica tanto l’evanescenza della sfera pubblica quanto l’inconsistenza di un discorso disciplinare che affonda le proprie radici in un sapere corroso: “afasia della lingua ed impedimento dei gesti comportano un problema. Capire per chi e di che tipo di problema si tratti, è l’interrogativo alla base di questo libro”.

Nel contesto di un discorso politico quale quello contemporaneo - i cui tratti salienti sono da un lato il rumore assordante, la pubblicità, la comprensione immediata e dall’altro la quiete - stato che si manifesta “quando ci si lascia trasportare da un fascino turistico per la molteplicità delle abitudini, dei modi di fare, delle credenze” - l’autrice decreta la “fine della politica in sé” (Žižek), il cui corollario è “l’impantanamento nel privato”(esplicito riferimento al pensiero arendtiano), o citando Habermas: “l’incapacità dell’abitante […] di abbracciare nel suo insieme la vita sempre più complicata della grande città, in modo che essa sia pubblica per lui”. In un contesto in cui “il politico si costruisce quando una rivendicazione di qualche tipo finisce di essere parte di un negoziato su specifici interessi per cominciare a funzionare da condensatore metaforico per una ristrutturazione dello spazio sociale”, il darsi sulla difensiva delle politiche identitarie porta con sé l’acquietante accettazione dello status quo. Alla luce di questo, alla luce del fatto che “la nostra attuale difficoltà ha a che fare con la quiete, la spensieratezza consolatoria di un tempo acquietato, il problema contemporaneo è fuggire da essa, è “ritrovare un’ispirazione radicalmente politica in un campo esausto”.

Nell’evanescenza della sfera pubblica (da intendersi quale spazio esterno alla sfera del potere e per questo in grado di avere efficacia su di esso) l’autrice appura la dissoluzione delle speranze positive di origine illuminista che ne hanno accompagnato la venuta (“la speranza di migliorare i comportamenti; quella di arginare forme d’azione irrazionali ed egoistiche”), il riverberarsi di questo venir meno nell’assenza dell’opinione pubblica, la deficienza di relazione tra spazio pubblico e spazio del potere. Tutto ciò offre campo libero a politiche che si possono dire keynesiane e che si “reggono su una coincidenza netta fra potere e autorità nella quale lo stato si identifica con la volontà generale entro una posizione di totale neutralità rispetto ai gruppi sociali”.
L’analisi delle relazioni tra potere e autorità, delle loro forme, dei loro dispositivi, così come delle loro reciproche interazioni con il progetto urbanistico, è uno degli elementi centrali - anche se non evidenti - del testo ed è uno dei fili conduttori che ne regolano la trama.
È altresì vero che l’autrice ammette la posizione di privilegio in virtù della quale tale analisi le risulta possibile: “le trasformazioni cui le città sono sottoposte costituiscono un campo privilegiato per l’osservazione del modo in cui si stanno ri-dislocando potere e autorità, percepiti come punti attivi e discontinui, collegati trasversalmente ed in modo enigmatico a desideri e a interessi di trasformazione”.
Nei racconti, tanto quanto nelle parte introduttiva o conclusiva, l’autrice mette in luce un sapere profondo, che spazia oltre gli autori a lei storicamente cari (Bourdieu, De Certeau, Deleuze, Sennett) insieme ad una forte capacità di sintesi ed articolazione del discorso, elementi che rendono “Urbanistica e sfera pubblica” uno strumento notevole per lo studio e la critica della disciplina urbanistica contemporanea.


 

This is a review for: