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Città pubbliche Linee guida per la riqualificazione urbana - Review
Lina Scavuzzo
Città pubbliche. Linee guida per la riqualificazione urbana si inserisce all’interno di un filone della letteratura sui quartieri di edilizia sociale che privilegia uno sguardo generoso e riflessivo nei confronti della città pubblica, non solo evidenziando il ruolo rivestito nel passato quale “elemento trainante e generatore di grandi processi di crescita urbana”, ma anche mettendo in risalto come oggi questa si mostri un laboratorio di progettualità, “luogo privilegiato di politiche rivolte al riuso e alla riqualificazione dell’esistente”, capace di fornire nuovi ambiti di ricerca e spunti per il progetto.
Città pubbliche è un testo corale, un esito parziale di un programma di ricerca di interesse nazionale, avviato nel 2006, La “città pubblica” come laboratorio di progettualità. La produzione di linee guida per la riqualificazione sostenibile delle periferie urbane, finanziata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sviluppato da un “nutrito gruppo di ricercatori” distribuito in sei sedi universitarie: Università di Napoli “Federico II”, Palermo, “Sapienza” Roma e Trieste, Politecnici di Bari e Milano.
Nel testo sono depositate differenti esperienze di ricerca, i cui esiti, molteplici ed eterogenei, non permettono di individuare percorsi lineari dove immaginare evoluzioni e sviluppi analoghi per le diverse realtà prese in esame. Le ricerche eludono sintesi orientate verso univoche strategie, preferendo un sistema complesso di rappresentazioni capaci di restituire i diversi luoghi della città pubblica, di cui esistono “molti inizi” per “molte storie” (1) ed è questa molteplicità che ha guidato gli autori nella scelta del titolo Città pubbliche al plurale per identificare i quartieri di edilizia residenziale pubblica, realizzati nel secolo scorso nelle città di Bari, Gorizia, Milano, Monfalcone, Napoli, Palermo, Roma e Trieste.
Il testo si presenta come un manuale che fornisce un variegato repertorio di strategie per orientare il progetto di riqualificazione delle città pubbliche. Suddiviso in quattro sezioni, si propone di reinterpretare gli spazi della città pubblica oltrepassando gli stereotipi che hanno caratterizzato il dibattito degli ultimi venti anni, cogliendo e risaltando le potenzialità che questi luoghi vanno assumendo a seguito dei nuovi assetti urbani. L’indagine prende le mosse dall’osservare questi luoghi, ripercorrendone le storie, provando a leggerne le trame, incoraggiandone un cambiamento di prospettive e orizzonti. I luoghi e i contesti vengono descritti come potenziale motore della trasformazione di più ampi settori urbani, svincolando il concetto di città pubblica da quelli di periferia, di disagio e problematicità sociale a favore di “una riflessione più generale sui futuri della città”.
Nella prima sezione si introducono ipotesi interpretative quali Indirizzi per orientare lo sguardo sotto forma di esortazioni. Queste suggeriscono orientamenti per affrontare temi e questioni relative alla riqualificazione della città pubblica, invitando a non usare un atteggiamento riduttivo e semplificante nella formulazione di giudizi, progetti e politiche, ma sollecitando sguardi capaci di rivolgersi oltre i confini degli insediamenti stessi, superando l’idea della città pubblica composta da “isole” autonome e fisicamente separate dal resto della città, e attenti a cogliere relazioni con il contesto e con i “campi territoriali” ai quali oggi le città pubbliche appartengono, profondamente mutati dalle condizioni originali. Parafrasando le parole di Bernardo Secchi (2), «le condizioni sono cambiate» anche nei luoghi della residenza sociale, non più territori di confine quanto piuttosto centro di nuove geografie urbane dettate dai processi di metropolizzazione. Le condizioni sono cambiate anche per quanto riguarda i soggetti coinvolti nella gestione della residenza sociale: a partire dagli anni ottanta si è assistito parallelamente ad un processo di alienazione di parte del patrimonio residenziale pubblico e di aziendalizzazione degli enti gestori. Questo ha portato sia una maggiore varietà di attori coinvolti nei processi di riqualificazione, sia ad una composizione sociale più eterogenea degli abitanti.
Molti di questi fattori emergono nella seconda sezione del testo, l’Atlante, attraverso una restituzione zenitale delle città pubbliche nelle otto città indagate, costituita da mappe che collocano le diverse città pubbliche nelle specifiche figure urbane di riferimento. Dalle mappe si evincono differenti rapporti con il tessuto urbanizzato che l’Atlante, attraverso sei close up, articola in:quartieri che si configurano come addizioni riconoscibili alla città esistente, stratificazioni per epoche successive, parti esterne alla città, brani di tessuto, isole e grandi manufatti. Questa pluralità è frutto di politiche e pratiche che si sono succedute nel corso del Novecento, presentate nell’Atlante come le stagioni della città pubblica, consentendo un’interpretazione più articolata e complessa “delle logiche che hanno guidato la realizzazione dei singoli interventi in rapporto alle dinamiche urbane nel loro insieme”. Nell’Atlante le città pubbliche sono poste in relazione alle principali infrastrutture, agli ambienti naturali, alle diverse stagioni di realizzazione, alla pluralità di promotori (enti, istituti, comuni, soggetti privati), ai programmi di riqualificazione che su di esse si sono succeduti (promossi a livello locale, regionale, nazionale, europeo) al fine di favorire una lettura approfondita dei contesti urbani di riferimento e di avviare strategie operative per il progetto, introdotte nella terza sezione.
Nella terza sezione, Strategie per orientare il progetto, gli autori presentano “un primo repertorio di obiettivi, risorse e materiali utili a indirizzare il disegno di progetti e politiche di riqualificazione”, mettendo in evidenza come grazie alle nuove geografie urbane, alla presenza di superfici aperte, di servizi, di spazi dismessi si possano immaginare diverse configurazioni spaziali per disegnare relazioni possibili (non solo fisiche) con la città contemporanea. Gli enunciati che introducono gli obiettivi - riportare i quartieri al centro, innestare il progetto nei caratteri del contesto, promuovere la creatività, costruire nuove forme di welfare, aprirsi a nuovi abitanti e popolazioni, disegnare sistemi di paesaggio, risparmiare risorse energetiche – stimolano, da un lato, un’interpretazione attuale del “ruolo che in passato i quartieri hanno giocato nel delineare e arricchire spazi e dotazioni delle periferie, dall’altro, di disvelare campi, anche inediti, per l’azione pubblica”.
La sezione più consistente è dedicata alla definizione di un Lessico, un campionario di strumenti e strategie di riqualificazione dei quartieri di edilizia sociale, presentato sotto forma di glossario che tratteggia possibili operazioni in base a “differenti situazioni, tipi di spazi e soggetti”. Per la stesura del Lessico è stato utilizzato l’ordine alfabetico in modo da non indirizzare una lettura codificata, ma lasciare al lettore propri margini di composizione delle diverse tematiche. Ad alcune voci sono associati dei box di approfondimento in cui vengono illustrate sperimentazioni progettuali condotte dai gruppi di ricerca, individuate in ambito nazionale e internazionale. Le situazioni trattate sono molte, si rintracciano azioni di modificazione spaziale, pratiche sociali, azioni comunicative, che compongono un materiale da consultare, studiare, interrogare molto eterogeneo e di grande interesse.
Città pubbliche fornisce suggestioni, apre ad ulteriori approfondimenti, letture ed esplorazioni. Si pone all’interno della letteratura sul tema con uno sguardo positivo, che propone obiettivi auspicabili non solamente sul piano fisico ma anche sociale e politico, chiedendo all’azione pubblica di cimentarsi nella definizione di nuove forme di edilizia sociale e nella creazione di “spazi del pubblico”.
FOOTNOTES
(1) Manfredo Tafuri e Francesco Dal Co, nella prefazione al testo Architettura contemporanea (Electa, Milano 1976), propongono un modo diverso di intendere la storia dell’architettura, esponendo l’ipotesi della frammentarietà del discorso storico e introducendo la pluralità come metodo di lavoro per ridurre rigide casualità meccaniche.
(2) Secchi B., Le condizioni sono cambiate, in Casabella, n.498/9, Electa Periodici, gennaio-febbraio 1984.
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[Book] Città pubbliche
by Aa. Vv. LaboratorioCittàPubblica
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