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Scenari di progetto identitario. Il caso di Lucca
Franca Balletti, Michelangelo Caponetto, Anna L. Palazzo
Questo lavoro, esito di una ricerca finanziata dal CNR svolta dalle Università di Firenze, Genova e Roma3, si inserisce nel dibattito aperto sul "progetto locale" e si propone di sviluppare un itinerario di progettazione partecipata che fa riferimento ad un quartiere di Lucca - San Corcordio - e al "Contado delle sei Miglia", storico circondario economico del capoluogo e suo naturale sfondo paesistico. L'approccio proposto si avvale di una particolare prospettiva attraverso la quale affrontare la descrizione, l'interpretazione e la rappresentazione dei luoghi, come struttura fondativa per costruire nuovi scenari di progetto, ancorati ai segni - materiali e immateriali - della cultura delle comunità insediate.
Suggerisce, cioè, un percorso metodologico di rappresentazione identitaria del territorio, per sua natura densa, complessa, integrata e condivisa, e ne sperimenta fattibilità ed efficacia in un contesto particolarmente significativo, sia per la presenza di una pluralità di situazioni problematiche sociali, territoriali ed ambientali, tali da poterlo considerare un caso paradigmatico per l'intervento nei "luoghi irrisolti" della città, sia per la possibilità di instaurare una proficua interazione con la società locale, che si propone di reagire alle carenze ambientali e all'incipiente disembedding contribuendo alla ricostruzione del proprio rapporto con i luoghi.
I presupposti teorici e il metodo seguito dal gruppo di lavoro si possono sintetizzare nei passaggi che seguono:
· in prima istanza, l'identità su cui fondare il progetto non fa esclusivamente capo alle permanenze fisiche, ma incorpora valori di memoria, tradizioni locali, forme anche simboliche di appropriazione del territorio e i modelli sociali collettivi che le sottendono, in definitiva le diverse modalità secondo le quali gli abitanti vivono i luoghi.
Come è noto, alcune recenti aperture istituzionali rimarcano questa nuova sensibilità in capo ad una nozione fortemente inclusiva di "paesaggio" come paradigma della identità locale: la Convenzione europea del Paesaggio e il successivo Accordo Stato-Regioni in materia di Paesaggio prevedono la Consultazione Pubblica rispettivamente per la definizione degli "obiettivi di qualità paesaggistica" e nell'ambito dei procedimenti di redazione dei piani paesistici, perché siano "assicurate la concertazione istituzionale e le più ampie forme di pubblicità e partecipazione dei soggetti privati interessati e delle Associazioni costituite per la tutela degli interessi diffusi".
Ne emerge una concezione olistica di paesaggio, dove l'oggettività di elementi e fenomeni di natura fisica, di processi sociali ed economici (la natura e la storia passata e presente), si integra con la soggettività della percezione sociale degli insiders e degli outsiders, sintetizzata, con grande efficacia nella definizione proposta da Béguin, come "patrimonio di immagini condivise che fonda una identità";
· l'istruttoria del lavoro progettuale, procedendo di pari passo con l'esperienza di partecipazione, si è incentrata sulla ricerca di forme innovative di confronto e comunicazione tra "sapere comune" e "sapere esperto". Inoltre, rispetto agli strumenti tradizionali, una sede come il Laboratorio, volutamente distante da tentativi di codifica permanente, può consentire al dibattito, più libero da condizionamenti esterni, di non subire involuzioni, mantenendo le connotazioni positive insite nei "movimenti" che hanno una forte carica di rigenerazione. Ciò è evidentemente possibile a patto che vengano individuati spazi e meccanismi di rappresentanza allargata compatibili con l'esigenza di "autodeterminazione" da parte della cittadinanza, e nel momento in cui, per singoli gruppi di persone o per piccole comunità, gli elementi propositivi dell'appartenenza riescono ad emergere, dapprima in forma embrionale e successivamente a chiarirsi e ad esprimersi compiutamente. Se si conviene che il valore delle risorse identitarie non è un dato, ma un costrutto è possibile andare oltre una nozione di tutela come mera salvaguardia in funzione di un'articolazione di usi e modalità di fruizione secondo le vocazioni naturali e quelle storicamente consolidate, comunque, attraverso l'interpretazione di potenzialità che soltanto il confronto con la società civile può portare a maturazione;
· l'itinerario metodologico proposto con questa esperienza di "urbanistica partecipata" ha concretamente intercettato il processo di costruzione dello Statuto dei Luoghi nell'ambito dell'iter formativo del nuovo piano regolatore del Comune di Lucca, consentendo tra l'altro di vagliare le indagini con un controllo di "correttezza delle fonti", tanto verificando i valori culturali e antropologici "inscritti nella materialità dei luoghi" e ancora operanti e leggibili nelle strutturazioni residue, che facendo emergere e dando rappresentazione sintetica ai quadri storico-identitari di lungo periodo. Ciò avviene in virtù di un confronto aperto e non dogmatico tra diverse concezioni della storia e dell'analisi storiografica: una prima intesa come restituzione di una successione di "stati di equilibrio" nel lungo periodo in una sorta di "genealogia" del territorio; una seconda come indagine biografica su singoli elementi di permanenza depositari e portatori di specifici caratteri di rarità o di eccezionalità, ed una terza, infine, di "attualizzazione" delle costanti di lungo periodo, vere e proprie dominanti tematiche che riportano al valore operante della storia, in cui entra in gioco la disciplina della "geografia storica": le "dominanti tematiche" sono esito di processi di accumulazione e sedimentazione di valori materiali ed immateriali che hanno avuto corso attraverso successivi "cicli di territorializzazione" nei quali può essere idealmente scandita la vicenda storica.
Il principale insegnamento di questa esperienza si coglie dunque nel tentativo di sperimentare, senza nulla togliere alle indagini di stampo tradizionale, forme di rappresentazione che si "intrattengono" sui temi di maggiore rilevanza rispetto alle inquietudini manifestate dalla collettività ed alle attese espresse. Il senso delle elaborazioni prodotte è dunque assai distante dal ruolo svolto dai consueti repertori analitici: si tratta piuttosto di finalizzare e specificare, alle diverse scale, per punte problematiche emergenti, le indagini intorno ad alcuni temi prioritari per comune riconoscimento. Emergono così inquadramenti di aspetti particolari della sensibilità ambientale che trovano riscontro nelle preoccupazioni più contingenti della collettività locale; o ancora temi di tutela e valorizzazione di forme residuali del paesaggio storico, da verificare in termini di possibili sbocchi progettuali. Allo stesso modo, le rappresentazioni dei quadri identitari non sono di per sé progetto, ma immagini di sintesi che trattengono in una forma volutamente eteronoma, attraverso i dispositivi delle "sovrascritture", del "fuori scala" e della contaminazione tra tecniche di visualizzazione, gli orizzonti di senso e il "racconto delle attese" di cui il progetto dovrà farsi carico.
Planum
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