(IBIDEM) no.1 | Questioni | La città degli altri Recensione a Bernardo Secchi, 'La città dei ricchi e la città dei poveri'
Antonio Calafati
Il punto di partenza dell’itinerario percorso da Secchi è una ‘evidenza empirica’ ampiamente condivisa – anche se diversamente valutata nelle sue implicazioni etiche ed economiche: negli ultimi tre decenni nelle città, anche quelle europee, sono aumentate in misura rilevante le disuguaglianze sociali. Il libro è una riflessione sulle cause di tale fenomeno, in particolare su quelle che rientrano nel campo dell’urbanistica. Le disuguaglianze sociali, tuttavia, sono un oggetto di indagine complesso, che si è costretti a indagare in uno spazio metodologico, teorico ed empirico in cui si intersecano diverse discipline. Esso costringe a una riflessione transdisciplinare dalla quale l'Autore non si sottrae..
In questo libro, Secchi si sofferma sul potenziale euristico di alcune categorie elementari delle scienze sociali – come ‘capitale’, ‘benessere’, ‘idioritmo’, ‘distinzione’ – per poi metterle in relazione per comporre un explanatory framework dal quale muovere per spiegare come sta cambiando la città – la città europea in particolare – nella specifica dimensione della distribuzione del benessere.
Muovendo dal campo dell’urbanistica, ma utilizzando un sistema categoriale aperto, La città dei ricchi e la città dei poveri prova a porre le basi per un’esplorazione transdisciplinare del tema delle disuguaglianze sociali nella città contemporanea, aprendo un dialogo con l’economia e con le altre discipline che si incontrano nel campo degli studi urbani.
DISUGUAGLIANZE SOCIALI
Da una prospettiva economica, il discorso sulle disuguaglianze sociali nei paesi avanzati inizia con la misura delle differenze nei redditi, ma è evidente che fermarsi a questa variabile è insufficiente. L’economia ha iniziato il suo percorso con il concetto di ‘utilità’ (trasformatosi poi in ‘benessere’), e l’analisi della relazione tra reddito e benessere è uno dei temi fondativi in questo campo disciplinare – così come l’accettazione della complessità di questa relazione, oltre ogni semplificazione ideologica, è un elemento costitutivo dello statuto metodologico dell’economia. Sarebbe sufficiente seguire il percorso che si compie da On Economic Inequality di Amartya Sen (Sen 1973) fino al recente Report by the Commission on the Measurement of Economic Progress (Stiglitz et al. 2009) per rendersi conto quanto il discorso economico sulla disuguaglianza si sia arricchito.
Per discutere dell’aumento delle disuguaglianze sociali nella città si può comunque partire dalla dinamica dei redditi, rilevando come una delle cause del loro aumento risieda nel fatto che negli ultimi decenni, segnati dall’influenza del paradigma neo-liberista sulle politiche pubbliche, sono aumentate le differenze nei redditi individuali (e famigliari). Certificate da uno studio molto noto dell’OECD (OECD 2008) le disparità dei redditi sembrano ormai accettate come un carattere costitutivo del capitalismo contemporaneo.
Come conseguenza dell’aumento delle disparità di reddito sono aumentate le differenze interpersonali nell’ammontare di ‘beni-di-mercato’ – beni privati – consumati. Le maggiori disparità di reddito hanno anche determinato persistenti differenze nei tassi di risparmio e, di conseguenza, la ricchezza reale e finanziaria si è ulteriormente concentrata. La riduzione della qualità/quantità di beni pubblici, una delle forme che ha assunto la contrazione dello stato sociale, è stata un’altra rilevante causa dell’aumento delle disuguaglianze sociali. Questa riduzione è strettamente legata alla concentrazione della ricchezza reale e finanziaria perché, sotto una certa soglia di reddito, alcuni tipi di beni, dato il carattere lessicografico dei nostri bisogni/desideri, sono consumati se disponibili come beni pubblici.
Le forme di disparità economica ora indicate – relative ai beni privati, beni pubblici e ricchezza –, che dominano il dibattito pubblico, colgono tuttavia solo una parte, per quanto (molto) importante, del fenomeno delle disuguaglianze sociali. La multidimensionalità del fenomeno è oramai presente nel dibattito pubblico, tuttavia si è ancora molto lontani da un’interpretazione integrata delle sue cause, anche come conseguenza di una rappresentazione delle determinanti del benessere ancora parziale.
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Antonio Calafati
Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali
UPM - Università Politecnica delle Marche, Ancona, Italy
E-mail: a.g.calafati@univpm.it
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