Browsing this web site you accept techinical and statistical cookies. close [ more info ]

J 1.jpg

23 | Città e terre dell'Umbria.
Giovanni Astengo e il linguaggio del cinema: dall'analisi al progetto in un’unica sequenza narrativa

Leonardo Ciacci

ENGLISH ABSTRACT |
In 1961 Giovanni Astengo was commissioned to design the Umbria pavilion for the Show of the Regions “Italia 61”, held that year in Turin. A two-part documentary film was associated with exposure to shows cities and lands of Umbria and it was dedicated to define regional planning issues referred to the towns and villages of Umbria, in Central Italy. What is more surprising, of this case, is to discover Giovanni Astengo, in the role of "director" and, at the same time, discover that he does it using the same words and attitudes that defines his role of planner. The way in which the images of Città e terre dell’Umbria are filmed, aims to recognize cities and lands of Umbria as a unique and complex historical region whose single places needed at that time to be urgently planned. Read in it sequence, the assembly of the images reproduces the method of “Criteria for the study of the Territorial Coordination Plans” drawn up by Astengo almost ten years before: "know, understand, judge and act." The journey ends after connecting large and small urban centres of Umbria, united in a unique regional identity.

 

CITTÀ E TERRE DELL'UMBRIA
Director | 
Giovanni Astengo
Script | Lorenzo Tripodi
Duration | 46' 20''
Photography |
Agostino Mina
Format | 16 mm, color, sound
Editing | 
Lili Giboni
Production | 
Comet-film, for "Comitato Regionale Umbro"
Duration
 | 36' 
Release date | 1961
Review by Leonardo Ciacci







ITALIAN ABSTRACT |
Nel 1961 Giovanni Astengo fu incaricato  della realizzazione dell’allestimento del padiglione Umbro per la Mostra delle Regioni di Italia 61 che si sarebbe tenuta a Torino. Il documentario in due parti associato all’esposizione, Città e terre dell'Umbria, è dedicato all’assetto del territorio regionale e alle questioni urbanistiche delle città e dei borghi umbri. Ciò che sorprende di più, in questa vicenda, è scoprire Astengo, nel ruolo di “direttore”, di regista di un film documentario e, nello stesso tempo, scoprire che lo fa senza modificare il suo linguaggio e il suo ruolo di progettista e pianificatore. Il percorso scelto per le immagini da filmate ha infatti lo scopo di riconoscere le Città e terre dell'Umbria in «un unico e efficiente complesso» territoriale, da sottoporre a necessari interventi di trasformazione pianificata. Lette nella successione del montaggio, le immagini del film riproducono il metodo dei Criteri di indirizzo per lo studio dei Piani Territoriali di Coordinamento in Italia redatti quasi dieci anni prima: « conoscerecomprenderegiudicare e intervenire». Il viaggio finirà dopo aver collegato tra loro centri grandi e piccoli, accomunati nello stesso carattere regionale.


FULL ARTICLE |
Nel 1961 Giovanni Astengo è incaricato  della realizzazione dell’allestimento del padiglione Umbro per la Mostra delle Regioni di Italia 61, la grande celebrazione del centenario dell’Unità d’Italia che si tiene a Torino, prima capitale dell’Italia Unita. Lo aiutano due giovani architetti, Giuseppe Campos Venuti e Francesco Zannetti, in un allestimento che prevede anche uno schermo sul quale proiettare Città e terre dell'Umbria, un documentario in due parti, dedicato all’assetto del territorio regionale e alle questioni urbanistiche delle città e dei borghi umbri[1]

La vicenda di Città e terre dell'Umbria, si può dire inizi nel 1955, quando Astengo è chiamato ad Assisi, per redigere il nuovo Piano Regolatore di quella città. Attraverso quel piano, «[…] il primo esempio di applicazione integrale di tutti gli strumenti messi a punto in quegli anni, e che si presenta ancora oggi come una proposta di ‘plastica territoriale’ di livello elevatissimo» [2], Astengo aveva in pochi anni costruito uno speciale rapporto con quella regione, proseguito con il piano per il centro storico di Gubbio, con il primo Congresso Nazionale per il risanamento e la salvaguardia dei centri storici, (ANCSA), organizzato a Gubbio nel 1960 e, infine, con la partecipazione al Comitato Scientifico per la redazione del piano di sviluppo economico della Regione Umbra, attivo fino al 1962, promotore/finanziatore del documentario presentato a Torino. Diverse le regioni presenteranno nei loro padiglioni documentari dedicati ai “paesaggi” regionali e, probabilmente, in questo ha avuto un ruolo il direttore artistico della mostra, Mario Soldati, scrittore e autore negli anni ’50, per la Rai, di alcune serie televisive dedicate ai paesaggi italiani [3]; nessuna evidenza tuttavia testimonia di una regia unica, per iniziative che appaiono invece isolate e lasciate alle scelte delle singole regioni partecipanti.

Il piano terra del padiglione sarà occupato dalle produzioni dell'industria siderurgica di Terni, assieme alle macine degli antichi frantoi per le olive e a un completo laboratorio artigianale per la produzione delle ceramiche. Al piano superiore, adagiata sul pavimento, «una pedana in ebano nero riproduce la sagoma dell'Umbria con sopra posizionati undici plastici multicolori delle maggiori città» della regione, mentre alle pareti sono fissate una riproduzione dall'affresco del Bonfiglioli «che decora la Cappella dei Priori a Perugia», una Crocefissione lignea proveniente da Norcia e alcune «delle più belle immagini del colore locale». [4] Il documentario associato all’esposizione riassume tutti i temi illustrati: «Abbiamo attraversato un'intera regione geografica, sorvolato terre difficili e pianure fiorenti, idealmente collegato, come in una collana, centri grandi e piccoli, ricchi di storia e di individualità, tra loro isolati da secoli, ma accomunati nei caratteri. Ne abbiamo tratto il convincimento che i comuni problemi di queste città e di queste terre potranno più facilmente essere risolti se l'Umbria saprà organizzare le sue forze in un unico ed efficiente complesso, la REGIONE», è il commento finale.



Ciò che sorprende di più, in questa vicenda, è scoprire Astengo, nel ruolo di “direttore”, di regista di un film documentario, impegnato a scrive una sceneggiatura, poi mentre indica le riprese da fare all'operatore scelto per la fotografia, mentre lo accompagna nel volo in elicottero, infine, in cabina di regia al fianco del montatore a scegliere le immagini, le musiche dell'accompagnamento sonoro e  le frasi delle didascalie da far recitare al commentatore
. Ma c'è dell'altro. Nel 1956 la Rai di Torino, nei primissimi anni della programmazione televisiva, chiede ad Astengo un testo per una delle puntate della trasmissione «Orizzonti», da dedicare al tema della città: ne risulterà il soggetto per Cronache dal Futuro: la Città. Come per altri urbanisti italiani degli anni '50 e dei primi anni '60, anche per Giovanni Astengo, ingiustamente considerato «il ragioniere dell'urbanistica», il cinema sembra rappresentare uno strumento da aggiungere utilmente a quelli dell'urbanistica scientifica, in via di definizione: «[…] voi, torinesi, che credete di conoscere veramente a fondo la vostra città, seguiteci. Ci alziamo in volo […]»
. [5] Il cinema, con la sua capacità di offrire punti di vista inusuali si rivela come lo strumento capace di far conoscere secondo una diversa prospettiva, ciò che è familiare a chi ne ha una percezione condizionata dal suo solo orizzonte di interessi e non ha accesso a strumenti complessi per l'interpretazione della realtà. Se ci si pone il compito di capire «come sarà la città di domani», occorre sapere che «non si tratta di scandagliare un futuro ignoto […dato che] ognuno di noi sa […che esso] nasce dal presente e dipende almeno in parte […] dalle nostre decisioni, dai programmi che noi oggi proponiamo». [6] Queste Cronache dal futuro assomigliano molto alla lezione introduttiva di un corso di urbanistica. Per Astengo la città si racconta attraverso i progetti che l'hanno interpretata ancor prima di poterla modificare e cita per questo le idee di Tony Garnier («Il suo piano non è stato realizzato - ma ci resta come geniale intuizione») e di Ebenezer Howard (che «non fu soltanto un sogno»), che nella sceneggiatura occuperà ampio spazio. Passaggio obbligato sarà poi Amsterdam, «la lezione» più famosa di Astengo, seguita nel testo dall'illustrazione dei più importanti recenti piani urbanistici studiati per Milano e per altre città italiane. «E allora? [Dirà a questo punto «lo speaker in campo.] Queste nostre città, quale sarà il loro futuro? Assisteremo alla loro pianificazione - è certo». 

L'intento del documentario dedicato alle città dell’Umbria è così rivelato. Il percorso interpretativo ha come scopo il riconoscimento di «un unico e efficiente complesso» territoriale, i cui elementi sono singolarmente e dettagliatamente indicati col film. Città e terre dell'Umbria va letto come la versione semplificata, destinata al grande pubblico, del materiale con cui costruire un piano urbanistico regionale: un carattere di strumento disciplinare, questo, attribuito al film dallo stesso Astengo, sin dalla fase dell'impostazione. Città e terre dell'Umbria è cioè un film pensato e realizzato secondo una modalità che doveva permettergli di non subire il carattere finalizzato alla sola destinazione  come parte dell'esposizione. Si sa inoltre che Astengo proiettava il film agli studenti del suo corso, a Venezia e certo non solo per mostrare loro le bellezze dell'Umbria.

Le immagini del film, lette nella successione costruita con il montaggio, dimostrano ampiamente che l'occasione della realizzazione del film fu per Astengo la concreta possibilità di tradurre in uno strumento comunicativo particolarmente efficace il metodo enunciato nei Criteri di indirizzo per lo studio dei Piani Territoriali di Coordinamento in Italia redatti ormai quasi dieci anni prima: «Il metodo scientifico invocato altro non è, in sostanza, che una precisa definizione e sistemazione del meccanismo ontologico che, attraverso i graduali passaggi, tra loro concatenati, delle quattro fasi del conoscere, comprendere, giudicare e intervenire, consente di giungere da un primo sommario approccio con la realtà, fino alla fase ultima della scelta…»[7]



Sorvolando in elicottero paesi e città idealmente collegate entro confini storici che si vuole diventino ora i confini di un nuovo governo regionale, il documentario compie  un «ampio circuito», da Perugia a Perugia, utilizzando ripetutamente la stessa matrice metodologica.
Per prima cosa si indicano le caratteristiche storiche, ambientali urbanistiche e architettoniche dei singoli luoghi. Solo dopo si riconduce quegli stessi luoghi alle loro condizioni economiche e sociali, distinguendo la situazione attuale dal passato, indicando infine cause e responsabilità riconducibili agli errori della recente gestione amministrativa e urbanistica. In ultimo, si suggerisce una soluzione possibile. Questa stessa modalità di composizione del messaggio comunicativo, traducibile in: “così era, così è, così potrebbe essere se…”, nel film è ripetutamente utilizzata ad ogni tappa urbana dei due distinti itinerari. Anche le immagini riproducono lo stesso schema. Si annuncia un luogo, una città, se ne mostra un'immagine storica, la si fa seguire da una esplorazione panoramica dall'alto, fino a scendere alla scala del singolo edificio o tema. Un percorso, questo, che dal generale al particolare mostra strutture urbane e fatti urbanistici, letti come parti di un insieme che appare coerente e unitario, fino al limite della «città moderna», riconosciuta invece come incoerente e bisognosa di interventi urbanistici, consapevoli e precisi. 

La sequenza iniziale del film utilizza il frontespizio del Libro Primo Delle Piante Et Ritratti De Le Città E Terre Dell'Umbria. Sottoposto [nel 1586] al Governo di Perugia, [da] Cipriano Piccolpasso Della Terra Di Durante, stabilendo una  analogia con la mappa dei nuovi confini regionali, che conclude il film. L'elicottero inizia il suo viaggio sorvolando il lago Trasimeno (le cui «sponde si ritirano [dato che] il grande bacino, non regolato, si sta lentamente prosciugando») e puntando al profilo della città Perugia, subito sostituito da una pianta «della Perugia storica». «Da qui si dirama il tessuto storico di Perugia», che sarà mostrato e indicato asse per asse, edificio per edificio, fino a far capire in che modo «la città si mostra nella sua complessa articolata architettura». Questa speciale conoscenza, che chiunque può acquisire seguendo l'interpretazione “tecnica” dell'urbanista, consente un rapporto speciale con la città. «Percorrerla ora nei suoi meandri interni [le immagini sono ora presa da terra] diventa più facile […] Allora il senso di questa città, giustamente famosa, si riscopre». [8] Il senso didattico, appagante, dell'accompagnare il visitatore a conoscere ciò che crede di conoscere, guidandolo in una lettura che consente invece di far scoprire davvero la natura complessa di una città, fino a condurlo alle ragioni del progetto destinato a sanare il contrasto evidente tra città antica e città moderna, ben rappresenta quella figura di urbanista che Astengo pretende per se. «Accostata alla città storica,  [è] la città moderna: sotto la Rocca Paolina sono sorti moderni uffici direzionali, ma tutta la zona attende ancora di essere strutturata con un organico collegamento tra i singoli episodi». Dopo Perugia verranno Gubbio, «una città coerente, compatta ancor oggi… [che], depressa, può tornare a fiorire come un tempo»; Foligno, che «ha conosciuto in questi ultimi anni una notevole spinta edilizia [che richiede tuttavia] una profonda ristrutturazione»; «gli sperduti villaggi della Val Nerina, che testimoniano di una disperata volontà di vivere»; fino a Terni, «città nuova e industriale… [dove] al compatto tessuto antico si contrappone la frammentaria, troppo spesso incoerente edilizia recente, che nuove norme e nuove direttive cercano ora di imbrigliare». Un passaggio, quest’ultimo, che il film riporta ai colori del disegno della nuova zonizzazione, così come prevista nella tavola del piano regolatore, redatto per una città che più di altre, in Umbria, mostra «un'impronta e una vocazione moderna». Il viaggio finirà dopo aver «attraversato un'intera regione geografica, sorvolato terre difficili e pianure fiorenti, idealmente collegato, come in una collana, centri grandi e piccoli, ricchi di storia e di individualità, tra loro isolati da secoli, ma accomunati nel carattere». [9] Questo film documentario dimostra con efficacia come il linguaggio del cinema costituisca, anche per Astengo, un contributo decisamente originale alle attività della pianificazione urbana e territoriale, e accomuna la sua ricerca a quelle analoghe che Raggianti, Argan, Zevi, De Carlo conducevano nei terreni dell’arte, dell’architettura e dell’urbanistica.

Leonardo Ciacci
Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi
Università IUAV di Venezia, Venezia, Italy
E-mail: ciacci@iuav.it


[1]  Cfr. L. Ciacci, Progetti di Città sullo schermo. Il cinema degli urbanisti, Marsilio, Venezia 2001, pp. 118-129 e S. Montagner, Giovanni Astengo, regista di “Città e terre dell’Umbria (1961)”, Tesi di Laurea Iuav a.a. 1999-2000
[2] Cfr. Marcello Fabbri, L’urbanistica italiana dal dopoguerra ad oggi, De Donato, Bari 1983, p. 127.
[3] Di Mario Soldati, autore e conduttore, sono: Viaggio lungo la valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, RAI 1956 e Viaggio lungo il Tirreno, Con Cesare Zavattini, RAI 1960.
[4] La giornata umbra a Italia ’61, in «La Nazione», 22 giugno 1961.
[5] Dal testo di Cronache dal Futuro: la Città, RAI, Torino 1956
[6] Ibid.
[7] Cfr. Ministero dei Lavori Pubblici (a cura di), I Piani Regionali. Criteri di indirizzo per lo studio dei piani Territoriali di Coordinamento in Italia, vol. I e II, Roma 1952-53.
[8] Brani del commento sonoro del documentario.
[9] Ibid.


J 2.jpg J 3.jpg J 4.jpg J 5.jpg J 6.jpg J 7.jpg J 8.jpg J 10.jpg J 11.jpg J 12.jpg J 13.jpg J 14.jpg J 15.jpg J 16.jpg J 17.jpg J 18.jpg J 19.jpg J 20.jpg