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OPEN DATA FOR CULTURAL HERITAGE
Place Based Digital Humanities between Representation, Design and Innovation
Daniele Villa (edited by)
Daniele Villa (edited by, 2017), OPEN DATA FOR CULTURAL HERITAGE, Place Based Digital Humanities between Representation, Design and Innovation
Planum Publisher, Roma-Milano.
ISBN 9788899237110
OD4CH - OPEN DATA 4 CULTURAL HERITAGE RESEARCH
by Daniele Villa (P.I.), Bertrando Bonfantini, Marco Bovati, Marica Forni
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Costruire relazioni di senso fra i campi estesi dell'Heritage e quelli altrettanto vasti della digitalizzazione (intesa in primo luogo come sistematizzazione di dati stoccabili, aperti e condivisibili) significa oggi affrontare un ripensamento strutturale che, nel corpus delle scienze umane, possa cogliere opportunità e rischi di un costante processo di ibridazione metodologica e tecnica che trova un fecondo riscontro nelle diverse definizioni operative di Digital Humanities (DH).
Volendo partire da un tentativo di chiarimento delle mutazioni innescate dalla Digital Era sulle discipline sociali ed umanistiche (in una accezione sedimentata nel panorama accademico e formativo europeo) ci imbattiamo oggi nell'oggettiva difficoltà di delimitare i confini di un orizzonte di senso che i meccanismi computazionali non si sono limitati ad arricchire e potenziare, ma hanno reso in parte diverso da come eravamo abituati ad intenderlo, a descriverlo e praticarlo. La tecnicalità dell'informatizzazione è forse la meno rilevante delle questioni: si tratta infatti di ri-formulare, in parte o in toto, una serie di modelli di conoscenza fra i più robusti e longevi. Non parliamo solo del mondo digitale: «Digital tools, techniques, and media have expand- ed traditional concepts of knowledge in the arts, humanities and social sciences, but Digital Humanities is not solely "about" the digital (in the sense of limiting its scope to the study of digital culture).» (Burdick, Drucker et. al., 2016:122) ma proviamo a comprendere più chiaramente verso cosa tendano una serie di comportamenti conoscitivi e culturali complessi a cui l'informatizzazione ha fornito strumenti potenti e a volte inattesi: «Digital Humanities refers to new modes of scholarship and institutional units for collaborative, transdisciplinary, and computationally engaged research, teaching, and publication.» (ibidem)
Collaborazione, transdisciplinarità, ricerca, insegnamento e disseminazine scientifica basate sull'utilizzo massiccio dell'informatizzazione: caratteristiche queste apparentemente applicabili a molti sistemi di conoscenza che tuttavia hanno nelle Humanities ricadute diverse ed esiti ancora non completamente tracciati. Le recenti osservazioni della Comunità Europea, in proposito, non esitano a descrivere una profonda mutazione nel paradigma che connette Social Sciences, Humanities e Cultural Heritage: «Social Sciences and Humanities and other cultural heritage related disciplines need to undergo a paradigm shift, which is different from the previously experienced methodological "turns", because it requests not only the discipline's paradigmatic redefinition, but also its repositioning within the rest of the society. A new methodological toolkit of communication, dissemination and cocreation is necessary.» (European Commission, 2018:39)
Ed è propriamente attorno alle possibili declinazioni di questa 'cassetta degli attrezzi', di metodo e pragmatica, che si snodano gli interventi di questo volume, intercettando alcune delle questioni nodali di un dibattito aperto e di pratiche della ricerca a volte pionieristiche, nelle quali i temi del patrimonio culturale assumono accezioni diversificate (materiale, immateriale, bibliografico, architettonico, paesaggistico, urbano, etc..) ma accomunate, in primis, dalla necessità di uscire dal proprio recinto disciplinare e di mettere alla prova, sperimentalmente, l'interazione fra strumenti, metodi e tecnologie dell'informazione digitale. Non si tratta di spostare lo sguardo dai soggetti privilegiati della ricerca umanistica (documenti, manufatti e luoghi storicizzati di sedimentazione della cultura umana) verso i 'nuovi' prodotti della digitalizzazione, ma di captare le possibilità offerte dall'informatizzazione nello sviluppo di approcci 'altri' per la costruzione della conoscenza, dalla teoria delle reti, alla Object Oriented Ontology fino alle scienze computazionali: «The mere use of digital tools for the purpose of humanistic research and communication does not qualify as Digital Humanities. Nor, as already noted, is Digital Humanities to be understood as the study of digital artifacts, new media, or contemporary culture in place of physical artifacts, old media, or historical culture.» (Burdick, Drucker, et. al., 2016:122)
CONTENTS
• Open Data per la mappatura delle Digital Humanities e per i patrimoni culturali
Daniele Villa
• Dati informativi aperti per l'attivazione dei contesti locali
G. Bertrando Bonfantini
• Talvolta, da qualche parte, in qualche modo succede. Fare ricerca e costruire progetti e politiche urbane per le parti di città soggette a fenomeni di degrado fisico e sociale attraverso l'analisi dei dati aperti
Andrea Di Giovanni
• Open Information on Andalusian Cultural Heritage
Silvia Fernández Cacho, Gema Carrera Díaz, Lorena Ortiz Lozano
• Individuare e attivare risorse latenti in aree marginali: tra domanda istituzionale e istanze per un progetto di sviluppo rurale
Marco Mareggi, Stefano Ghinoi
• GAIAsmart. Un'app ICT georeferenziata per la disseminazione e lo storytelling del patrimonio culturale
Paolo Carli
• Il WebGIS per la valorizzazione del sito UNESCO di Castelseprio, Varese
Susanna Bortolotto, Nelly Cattaneo, Paolo Cavallini, Andrea Garzulino, Serena Massa,
Rosa Maria Rombolà
• Open Data, GIS, Mobile Applications: a method of analysis and representation to improve spatial quality
Rolando Andrea, Scandiffio Alessandro
• The use of GIS systems to the architectural preservation scale: the case of the wooden house in Multan (Pakistan)
Rosa Maria Rombolà, Francesco Augelli
• Un Webgis per la catalogazione e lo studio dei testi antichi: BHL (Bibliotheca Hagiographica Latina) come caso studio per uno strumento globale
Antonio Corvino, Nicodemo Abate
• Open-source Christianity. The CARE_Campania/Molise Project for the Full Usability of the Early Medieval Religious Heritage
Consuelo Capolupo, Alessia Frisetti
• La storia "nel" territorio: Colonnata e il suo bacino marmifero
Ludovico Vernazza
• L'Aquila 2009 Clusters. Processi di ricostruzione e consistenza del patrimonio architettonico nelle aree minori colpite dal sisma come sistema di esperienze per la costruzione di banche dati nei territori dell'abbandono
Emilia Corradi, Mario Morrica
• Computational methods and tools for the open data integration in the urban design process
Andrea Galli
• Landscape's structural shapes: strumenti algoritmici per una rinnovata crescita urbana
Vittorio Paris, Attilio Pizzigoni
• Anancronismi malgrado tutto
Marco Voltini
• Conoscere e trasformare il patrimonio culturale diffuso. Open Data e metodologie sperimentali applicate al progetto architettonico e urbano per la valorizzazione del nucleo di Corte Sant'Andrea
Marco Bovati, Elena Fontanella, Vincenzo Zucco
• Abstracts
• Autori
THE RESEARCH | CREDITS
Progetto FARB-DAStU 2015: "Metodologie sperimentali per l'analisi, la mappatura e la gestione informativa integrata delle trasformazioni territoriali e architettoniche del patrimonio culturale diffuso. Digital Heritage FOSS (Free and Open Source Software) Tools, OpenWebGIS (Geographic Information System), Open-Data", Finanziamento d'Ateneo per la Ricerca di Base, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano.
Una ricerca di: Daniele Villa, G. Bertrando Bonfantini, Marco Bovati, Marica Forni, con Elena Fontanella, Giorgio Limonta, Nausicaa Pezzoni, Cecilia Maria Saibene, Stefano Saloriani, Micaela Mander, Ludovico Vernazza, Vincenzo Zucco
OD4CH | Farb 2015 DAStU/Politecnico di Milano
Sito web: www.OD4CH.org
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