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PROGETTI COLLABORATIVI DI CONTRASTO ALLA MARGINALITÀ
NELL'AREA METROPOLITANA
DI ROMA
Cristina Imbroglini
In 2012 our research group at the Department of architecture and design of Sapienza begun to work on the relationships between architecture and landscape design and new measures to contrast social fragility in Lazio region and Rome metropolitan area. the Research has identified virtuous localization policies to activate a dialogue between social oriented activities, metropolitan spaces and communities; new collaborative design criteria aimed at ensuring greater integration between spaces and contemporary therapeutic welfare targets; innovative temporary reuse and DIY strategies to save public money and efforts while renewing neglected urban areas.
Nel 2012, all'interno di un accordo interistituzionale tra la Regione Lazio e il Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza il nostro gruppo di ricerca [1] ha iniziato a lavorare sul rapporto tra progetto di architettura e di paesaggio e nuove forme di supporto alla fragilità sociale.
Le attività di ricerca hanno tentato di affrontare alcuni problemi evidenziati in modo chiaro e pragmatico da amministratori e dirigenti regionali, responsabili e operatori di strutture assistenziali e associazioni del terzo settore: la distribuzione delle strutture nel territorio regionale è squilibrata e in netto contrasto con le esigenze di equità e accessibilità dell'offerta rispetto a domande specifiche e contestuali [2]; la normativa vigente sull'edilizia socio-sanitaria è troppo vincolante e al tempo stesso generica, con standard restrittivi che non garantiscono la funzionalità degli spazi e vengono in larga misura disattesi; i costi di realizzazione, gestione e manutenzione delle strutture sono generalmente troppo elevati rispetto ai risultati raggiunti.
Nel Lazio la maggior parte delle strutture socio-assistenziali (strutture di accoglienza, residenze, centri di recupero/reinserimento di minori, giovani, adulti in difficoltà, strutture per la formazione, l'avvio e il ri-avvio al lavoro, ecc.) sono concentrate nel Comune di Roma. Questo determina una forte dipendenza, in molti settori dell'assistenza, sia da parte dei comuni limitrofi che da parte delle altre province. Lo squilibrio territoriale ha radici nella tradizione benefico-assistenziale di Roma, capitale dello Stato Pontificio [3] e alimenta pendolarismi e spostamenti faticosi, forme di esclusione e marginalità e non consente di attivare misure preventive e di supporto nei contesti più fragili e problematici (le nuove periferie dell'area metropolitana costituite dai territori urbanizzati extra GRA e dai cosiddetti comuni della prima cintura intorno a Roma). E' una situazione che denota anche la difficoltà di cogliere le potenzialità terapeutiche, di inclusione sociale, formazione e inserimento lavorativo che potrebbero derivare, ad esempio, dalla localizzazione delle strutture in contesti agricoli e naturali dell'area metropolitana (figura 1), in spazi spesso sottoutilizzati o abbandonati ma aperti ad una collettività urbana sempre più attenta e sensibile ad un'agricoltura di prossimità, all'offerta di spazi per il tempo libero, attività di socializzazione, produzioni biologiche e a km 0, etc..
Altrettanto significativa appare la possibilità di prevedere forme innovative di residenzialità (co-housing, comunità alloggio, case per anziani diffuse) nei centri storici minori del Lazio, contrastandone lo spopolamento e assecondando la tendenza ad allontanarsi dalle città che caratterizza molti anziani autosufficienti in cerca di condizioni di vita meno caotiche e socialmente più stimolanti (Golini, Rosina, 2011; Micheli, 2009).
Le strategie di localizzazione proposte nella nostra ricerca tendono non solo a garantire una distribuzione omogenea e capillare dei servizi ma soprattutto a favorire localizzazioni virtuose e mirate in grado di alimentare nuove forme di dialogo tra attività orientate al sociale, spazi metropolitani e comunità, anche a partire dall'esigenza di ripensare i servizi sociali non più come contenitori per persone in difficoltà, chiusi ed isolati ma piuttosto servizi a favore dell'intera collettività, possibili presidi sociali in territori che ne sono privi (foto 2).
A Roma e nel Lazio le strutture socio-assistenziali realizzate ex novo sono molto meno di quelle realizzate attraverso il riuso di edifici e complessi abbandonati : ex conventi, ex opifici, ex caserme e depositi militari, ex centri rurali (figura 3). L'adeguamento a criteri e standard normativi necessari all'autorizzazione e all'accreditamento di queste strutture è difficile e oneroso.
Un intenso 'lavoro sul campo' (sopralluoghi, reportage fotografici, interviste, incontri tecnici, dialoghi informali, partecipazione a eventi e attività organizzate e promosse da e all'interno delle strutture visitate) ha consentito di mettere a fuoco anche altri limiti delle norme sull'edilizia socio-sanitaria, tra i quali soprattutto, la tendenza a una forte settorializzazione e distinzione delle tipologie di utenti che non risponde ai cambiamenti in atto nel settore assistenziale. La Legge Quadro ha infatti avviato il passaggio da interventi categoriali a interventi rivolti alla persona e alle famiglie; da prestazioni rigide e pre-codificate a prestazioni flessibili e personalizzate, favorendo l'integrazione tra interventi socio-assistenziali, sanitari, istruzione, formazione, e inserimento lavorativo [4]. I criteri progettuali messi a punto nella ricerca tendono a riportare in primo piano bisogni di assistenza e recupero individuali, evitare rischi di autoreferenzialità, astrazione e applicazione meccanica di normative e manuali [5] fin troppo abbondanti nell'architettura rivolta al sociale, dove invece appare più che mai essenziale 'pensare alle necessità, incontrare le persone, agire negli spazi' [6].
L'esigenza di ridurre il divario tra costi e benefici ci ha portato a riflettere su nuove modalità di progettazione, realizzazione e gestione delle strutture attraverso politiche e interventi innovativi di riuso temporaneo, auto-recupero e autocostruzione anche in relazione alle possibilità di inclusione sociale connesse al coinvolgimento diretto di utenti, assistiti e comunità. Questa ipotesi muove dalla straordinaria vitalità del territorio romano dove sono già attive molte iniziative di riattivazione dal basso di spazi dismessi e dimenticati. Un'importante occasione di verifica di queste proposte è costituita dalla sperimentazione che stiamo portando avanti a Roma attraverso il progetto INSPIRE [7], finanziato dall'Unione Europea e volto all'attivazione di servizi sperimentali come laboratori socio occupazionali, tutoring e condomini sociali, coinvolgendo spazi e strutture abbandonate o sotto-utilizzate.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Golini A., Rosina A. (a cura di, 2011), Il secolo degli anziani, come cambierà l'Italia, Il Mulino, Bologna.
Micheli G. A. (2009), Sempregiovani e maivecchi, le nuove stagioni della dipendenza nelle trasformazioni demografiche in corso, FrancoAngeli, Milano.
Serra A. (2011), "Confraternite e culti nella Roma di Sei-Settecento", in Rusconi R., Millar R. (a cura di), Devozioni, pratiche e immaginario religioso. Espressioni del cattolicesimo tra 1400 e 1850, Viella, Roma, 2011, pp. 45-81.
TAMassociati (a cura di, 2016), Taking care: progettare per il bene comune = Designing for the common good, Becco giallo, Padova.
SITOGRAFIA
• Materiali completi del volume realizzato a cura dell'Ufficio studi socio-economici e dell'Ufficio sistemi tecnologici di Provinciattiva SpA: Provincia di Roma, Capitale metropolitana, periferie comuni. Rapporto di studio sulla condizione sociale, economica e territoriale, anno 2010.
http://www.provincia.roma.it/sites/default/files/Capitale_Metropolitana_integrale.pdf
• Pagina del sito ufficiale di Roma Capitale dedicato al Progetto INSPIRE - INnovative Services for fragile People in RomE (EaSl 2014 - PROGRESS AXIS)
https://www.comune.roma.it/pcr/it/dip_pr_srv_soc_sal_enspire.page
• Pagina del sito ufficiale del MiBACT – Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane dedicata al workshop di progettazione sul tema dell'architettura sociale svolto nel Padiglione Italia della Biennale di Venezia dal 21 al 23 settembre 2016.
http://www.aap.beniculturali.it/biennale2016_workshop_3.html
COPYRIGHT
Fotografie di © Alessandro Cimmino
NOTE
[1] 'Servizi socio‐assistenziali regionali, innovazione e sperimentazione nel Lazio' - Accordo interistituzionale tra la Regione Lazio (Dipartimento Programmazione Economica e Sociale) e il DiAP 'Sapienza' Università di Roma. Responsabile scientifico: Lucina Caravaggi; Coordinamento: Cristina Imbroglini. Collaboratori: Mauro Brienza, Pietro Pedercini, Luca Tentori.
[2] Questa situazione di squilibrio territoriale è stata segnalata dalla Regione e suffragata sia dai dati del secondo Rapporto sui servizi sociali del Lazio (2010), sia dal rapporto sulla condizione sociale, economica e territoriale dell'area metropolitana realizzato dalla Provincia di Roma.
[3] Le Confraternite si diffusero a Roma a partire «dal Cinquecento, in concomitanza cioè con quell'ampio processo di ripopolamento dell'Urbe e di rinnovamento della vita religiosa dei laici che fece seguito allo shock provocato dal Sacco del 1527. Nell'arco di un secolo, infatti, i sodalizi aumentarono fino a divenire almeno un centinaio, avvicinando l'ambiente associazionistico dell'Urbe agli standard quantitativi che caratterizzavano [...] diversi centri urbani dell'Italia centro-settentrionale» (Serra, 2011).
[4] Cfr. Legge 8 novembre 2000, n. 328 'Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali'. G.U. n. 265 del 13 novembre 2000, S.O. n. 186.
[5] Testimoniata anche dalla a proliferazione di manuali di progettazione dedicati a specifiche strutture: la casa famiglia per anziani, la casa albergo per anziani, la residenza sanitaria assistenziale per anziani, la casa di riposo per anziani, la residenza per i malati di Alzheimer, la casa famiglia per adulti con disabilità, la comunità alloggio per adulti con disabilità, etc..
[6] È stata questa la definizione che TAMassociati, il gruppo di progettazione e curatore del Padiglione Italia 15a Biennale di Architettura di Venezia, ha dato dell'architettura sociale. È stato proprio nell'ambito di questa manifestazione che il nostro gruppo ha avuto l'occasione di partecipare con gli studenti a un workshop di progettazione sul tema dell'architettura sociale, con una forte connotazione transdisciplinare e operativa.
[7] 'INSPIRE – INnovative Services for fragile People in RomE – VP/2014/008/0977, EU Programme for Employment and Social Innovation 2014 – PROGRESS AXIS'. Co-appliant: Roma Capitale, Dipartimento Politiche Sociali, Sussidiarietà e Salute; Studio Come srl; Consorzio MIPA; cooperative sociali: 'il Grande Carro', 'Capodarco', 'Manser'.
Cristina Imbroglini | Architetto, ricercatore e docente di Architettura del Paesaggio nel Dipartimento di Architettura e Progetto della Sapienza, Università di Roma. Membro del Collegio dei docenti del Dottorato in Paesaggio e Ambiente della Sapienza. Esperta in progettazione paesistica e ambientale, ha partecipato a ricerche e progetti nazionali e internazionali.
Email: cristina.imbroglini@uniroma1.it
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• This article must be quoted as: Imbroglini C. (2017), "Progetti collaborativi di contrasto alla marginalità nell'area metropolitana di Roma", Planum. The Journal of Urbanismn. 34 vol I/2017, Roma-Milano, pp. 1-7.
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