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16 | Prove di descrizione in video per il progetto d'architettura e di paesaggio
Claudia Faraone
Some laboratories for research in Italian and European universities are developing since many years reflections and insights on the contribution of the visual tool for research in architecture. That is what Gian Battista Cocco and Marco Tanca have done, especially with these the two movies: Lungo lo sguardo and Ospedale Marino, published by Gangemi Editore in 2010 and 2012. In the first of this two works, their approach has mainly focused on the use of three narrative acts that translate in a video an introduction to the context, the identification of a linear path - a longitudinal section of the environmental system Molentargius-Saline Cagliari, the recognition of its relationship with the built environment: all "paths of the eye along the route and the reconstruction of a unitary vision". With a more architectural orientation, has been realized the video project Ospedale Marino, in which you can find the same setting of the previous experience, however measured more directly with the architectural scale; in this case, a work of the Sardinian architect Ubaldo Badas (1904 - 1985). The movie's object is the architecture of the former "colonia marina", built in Cagliari - but left unfinished - in 1937, transformed in 1948 into a hospital, finally abandoned in 1982 and now in a state of profound deterioration. The new video shows an interpretive way to design the renewal of that significant architecture.
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LUNGO LO SGUARDO |
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I due video Lungo lo sguardo e Ospedale Marino sono l'esito di due progetti di ricerca finanziati dalla regione Sardegna tra il 2009 e il 2011. Elaborati all'interno del Dipartimento di architettura di Cagliari, si abbinano a due pubblicazioni Paesaggi d'acqua e flussi audiovisivi. Sperimentazione per il progetto di architettura e di paesaggio nel sistema ambientale Molentargius-Saline a Cagliari e Ubaldo Badas. La colonia marina Dux a Cagliari. Architettura e video, che ne esplicitano la cornice teorica, metodologica e urbanistica di riferimento.
Il lavoro sviluppato dal gruppo di ricerca internazionale coordinato da Giovanni Battista Cocco colloca l'esplorazione in video all'interno della disciplina architettonica e di progetto di paesaggio e, a partire da due casi studio alla scala architettonica e urbanistica-ambientale nella città di Cagliari, delinea una riflessione metodologica sullo strumento video e il suo linguaggio applicato alle discipline del progetto - contesto poco avvezzo a tali riflessioni e che invece trovano molto spazio nell'ambito delle scienze sociali o delle discipline che si confrontano con il reale.
Alcuni laboratori di ricerca e università italiane ed europee, da molti anni stanno sviluppando riflessioni e approfondimenti sull'apporto dello strumento visivo alla ricerca teorica e di campo. Discipline come la sociologia e l'antropologia hanno conseguentemente costituito delle sezioni denominate sociologia visuale, antropologia visuale, sono recenti alcuni riferimenti agli studi urbani visuali.
Non è così per l'architettura e non è un caso in quanto è evidente che la componente visuale, di rappresentazione e restituzione, sia il carattere insito di una disciplina che per sua natura immagina e pre-figura i futuri possibili del reale. Ciononostante l'introduzione del video, ovvero della possibilità di dare un tempo - una dimensione diacronica all'immagine - e un suono - elemento immateriale della rappresentazione - a tale componente visiva è sempre stata poco considerata nell'ambito della disciplina e della pratica architettonica, o nei pochi casi in cui è avvenuto è stata considerata l'eccezione, la singolarità. Ci sono stati dei picchi d'interesse, dovuti anche al milieu culturale che li alimentava e all'innovazione dell'introduzione del medium, basti pensare alle ricerche di Denise Scott Brown e Robert Venturi su Las Vegas di cui Martin Stierli ha recentemente fatto una completa – e dovuta - disamina.
Così come ci sono delle esperienze internazionali contemporanee nel solco delle quali i due video qui recensiti si pongono: il corso VilleCinema dell'École Supérieure d'Architecture di Tolosa coordinato da Rèmi Paupillault e LandscapeVideo della cattedra di Christophe Girot presso l'ETH di Zurigo.
I due video-progetti partono da esperienze di ricerca su due casi studi ben distinti: uno di paesaggio – il sistema ambientale Molentargius-Saline a Cagliari - e l'altro di architettura - la colonia marina Dux a Cagliari progettata da Ubaldo Badas. Due casi distinti ma interrelati, ritroviamo infatti la colonia marina nel video che riprende il sistema Molentargius-Saline, così come un simile approccio attraverso lo strumento video. Contemporaneamente la recensione dei video-progetti va di pari passo con l'analisi delle pubblicazioni corrispondenti, per questo alcune delle istanze dell'uno si riflettono o proseguono nell'altro.
Ma andiamo per ordine: la pubblicazione relativa al video Lungo lo sguardo si apre con alcuni "contributi per la conoscenza" necessari alla comprensione storico-urbanistica del caso studio. In secondo luogo c'è uno sforzo di posizionamento della pratica video e dell'esperienza della ricerca effettuata all'interno della disciplina architettonico-urbanistica che si rifà alle riflessioni ed esperienze del Movimento moderno, in particolare di Le Corbusier e Ernst May (Disegno-progetto e video-progetto, nella ricostruzione dell'architettura urbana di G.B. Cocco) e una riflessione più ampia sulle strategie di analisi urbana capaci di tenere in considerazione la componente percettiva e immateriale dei territori attraverso le percezioni che se ne hanno, il paesaggio (Costruire lo sguardo, scrivere il paesaggio di Marco Tanca). Il video rende questo approccio con una sequenza composta di tre atti narrativi che restituiscono l'introduzione al contesto, l'identificazione di un tracciato lineare che definisce una sezione longitudinale del sistema ambientale Molentargius-Saline in rapporto all'ambiente costruito, "i percorsi dello sguardo lungo l'itinerario e la ricostruzione di un quadro unitario della visione".
I paesaggi seguono una linea ben precisa dichiarata sia nel testo che nel video stesso, e si pongono come una sequenza di sezioni territoriali in cui lo sguardo nello stesso tempo svicola dal percorso prestabilito per andare a curiosare tra gli elementi limitrofi che lo catturano.
Tornando alla pubblicazione, troviamo un percorso teorico che restituisce i diversi punti di vista in gioco quando si parla di rappresentazione e realtà, attraverso i contributi dei diversi ricercatori nazionali e internazionali coinvolti nel progetto di ricerca.
Nel suo contributo il Prof. Corti si chiede se "il vedere ha ancora un senso nella conoscenza delle realtà urbane e nella pratica del progettare" e come esso si pone all'interno della modernità per restituire le storie e i paradigmi da essa creati e che la ricerca di nuove capacità interpretative dell'urbanità contemporanea - come quelle testimoniate in questo progetto di ricerca - cercano di superare.
Il contributo di Rémi Paupillault rende conto del metodo utilizzato all'interno dei suoi corsi presso l'ENSA di Tolosa su come "analizzare, comprendere, registrare e restituire un territorio", per essere, infine, d'aiuto al suo progetto attraverso la costruzione di una storia e la restituzione dei modi e dei ritmi con i quali si abita un spazio urbano. A una scala distinta, invece, la riflessione di Daniel Estevez, s'interroga sulle strategie che connettono il video alle principali categorie della rappresentazione architettonica, con lo scopo di restituire gli usi sociali dell'architettura e le sue qualità spaziali.
Infine, una finestra interdisciplinare di Andrea Urlberger dedicata alla video-arte posta di fronte al "reale" con le sue differenti narrazioni e rimandi all'analisi in chiave architettonico-urbanistica e un'intervista all'artiste-plasticienne Didier Béquillard sulla sua pratica video-artistica e il video Un paysage d'eau. Un regard vidéo sur le port de Hamburg.
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OSPEDALE MARINO
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Di un taglio più architettonico, nella seconda pubblicazione abbinata al video-progetto Ospedale marino, ritroviamo la stessa impostazione della prima, con l'aggiunta di un itinerario sulle architetture di Ubaldo Badas. I contributi sulla pratica visuale applicata al singolo edificio, di Marco Tanca e Rémi Papillault, proseguono dall'esperienza di ricerca precedente e si misurano con la scala architettonica dell'edificio abbandonato dell'ex-colonia, come fosse una video-campionatura della sezione territoriale restituita in Lungo lo sguardo.
Il valore di questi video-progetti risiede nell'esercizio di decodificazione e sistematizzazione se non di una metodologia, quantomeno di una prassi: una pratica di ricerca architettonica e di paesaggio che riconosce e rivela l'importanza e utilità della descrizione in video per il progetto attraverso la sua applicazione alle diverse scale.
È interessante inoltre il tentativo di tenere insieme due registri: da un lato quello analitico della ricerca condotta dall'architetto su due casi studio, allo stesso modo in cui farebbero un disegno, una pianta, una sezione; dall'altro quella del video-maker e della sua poetica.
Dopodiché da puristi del video si può discutere di questo o quel fotogramma, sull'opportunità di utilizzare una musica in un video che di fatto è di osservazione su campo (riprese) e di progetto (montaggio), musica che in certo senso altera la percezione dei paesaggi e dello spazio fisico. Ma questi sono dettagli da discutere quando ci sarà sufficiente massa critica di esperimenti simili.
D'altro canto è qui opportuno sottolineare come qualsiasi rappresentazione sia sempre mediata; non esiste descrizione che non sia selettiva.
In questo caso specifico è evidente che si tratta di un discorso filmico molto strutturato e con un pubblico ben preciso, quello di chi ne comprende la sintassi, che definirei la "scrittura filmica" dell'architetto. Ai due livelli d'interpretazione di Rohmer citati nel testo da Marco Tanca - il territorio e le sue percezioni (paesaggi) e lo spazio filmico che propone una sequenza e ne restituisce un racconto "altro" – si aggiunge il livello delle categorie interpretative proprie della cultura architettonica. I video sono concepiti e realizzati da architetti a supporto di ricerche architettonico-urbanistiche e dunque con un fine eminentemente tecnico.
Rimane una piccola speranza che la componente documentale permetta loro di catturare l'immaginario anche dei saperi non esperti e di avere uno scambio possibile con le altre comunità di abitanti e professionisti.
Claudia Faraone
Università IUAV di Venezia
Dipartimento Culture del Progetto
E-mail: claudia.faraone@iuav.it
Planum
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