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Planning Movies | Archive. Raccontarsi i progetti è una necessità dell’urbanistica, by Leonardo Ciacci

Raccontarsi i progetti
è una necessità dell’urbanistica

Leonardo Ciacci


Intervistato da Carlo Mazzarella, nel 1960, direttamente sul set de La Ciociara, Vittorio De Sica dichiara lapidario, pur con la semplicità giocosa che caratterizzava la profondità della sua figura di artista: “Ci sono film che servono e film che non servono: questo è un film che serve”. Che avesse ragione, lo hanno poi dimostrato sia la lunga vita di quello come di alcuni altri suoi film cui De Sica aveva attribuito la stessa necessità sociale e politica, sia l'ottenimento dell’Oscar che ne ha autorevolmente riconosciuto il valore.
Una 'citazione', questa, anche se proposta in modo un po’ crudo e presuntuoso, che vuol segnare l’inizio del secondo ciclo di vita di «Archive Movies», la rubrica che Planum. The Journal of Urbanism ha proposto al suo pubblico di urbanisti sin dall’inizio delle sue pubblicazioni. Una citazione che tuttavia ha almeno tre buone ragioni.

La prima
, la più importante, è ribadire che l’interesse che gli urbanisti hanno mostrato prima, per il cinema e che mostrano oggi per il video, non è dovuto a un intento vagamente culturale, ma esprime la precisa necessità assegnata all’interpretazione per immagini nel processo stesso di formazione e di operatività degli strumenti predisposti per l’azione pianificata di costruzione e trasformazione degli spazi abitati: il cinema, agli urbanisti, serve.

La costruzione del consenso è naturalmente la forma di necessità più nota. Nelle 'recensioni filmate' proposte con il primo ciclo di “Archive Movies” (2000 - 2007), la si è vista associata a tutte le pellicole realizzate dagli urbanisti culturalmente più attivi nella elaborazione del pensiero teorico, lungo tutto il Novecento. In quei casi, naturalmente, si trattava del consenso necessario all’affermarsi di idee e progetti di città innovative e contrapposte alla pratica corrente. Più estesamente il consenso, inteso come necessaria comprensione che prelude e consente l’azione, è ciò che rende il progetto della città opera d’arte collettiva, per dirla con le parole di Marcel Poëte e, dopo di lui, di tutti gli urbanisti 'culturalisti' o 'organicisti'. Perché un’opera collettiva abbia vita, tutti coloro che concorrono alla sua formazione devono poter condividere lo stesso linguaggio, devono cioè potersi capire nell’interpretare bisogni e aspirazioni: le immagini hanno questo potere.


La seconda ragione per la quale gli urbanisti possono trovare nel cinema risposte ad una loro necessità d’azione, è quindi la sua capacità di fornire una lingua condivisa.
Non occorre spendere molte parole, oggi, nella civiltà della globalizzazione e delle infinite possibilità di comunicazione prodotte dalla rete digitale, per sostenere il prevalere del potere comunicativo delle immagini su quello della parola, che sconta con sempre maggior evidenza i limiti delle differenze interne alle singole storie sociali e individuali. Il cinema non è solo una lingua delle immagini, il cinema è soprattutto una lingua narrativa, una lingua capace di raccontare superando i limiti del tempo cronologico e quelli dello spazio contiguo: esattamente quello che serve per superare la divisione interna tra i linguaggi che la pratica urbanistica utilizza per la rappresentazione analitica del presente, la ricostruzione storica del passato e la previsione futura delle trasformazioni.


La terza ragione per la quale ribadire la necessità del “raccontarsi progetti con un film”, sta nel bisogno di sfatare definitivamente un luogo comune radicato e fastidioso.
Un urbanista che ricorra al cinema per ampliare l’orizzonte della sua ricerca, le vie e gli strumenti della sua azione, pur non essendo ovviamente specializzato in quell’arte (non essendo cioè un critico o storico cinematografico, né un regista o un produttore), non lo fa necessariamente perché appassionato di cinema, né si può liquidarlo come: 'fissato col cinema'; una rappresentazione utile solo 'ad excludendum' nelle contese accademiche. Antony Suckliffe, uno dei più noti e apprezzati storici inglesi della città, ha dedicato alla rappresentazione della città nel cinema una particolare attenzione, oltre che importanti scritti, in seguito ad un periodo di insonnia che lo ha reso spettatore delle programmazioni notturne della televisione. Una condizione contingente che lo ha però trasformato in un “collezionista di interpretazioni” (in particolare delle scene di apertura dei film, quelle che fissano in una rappresentazione di sintesi il campo della narrazione) che mai, attraverso un lavoro, pur sistematico, condotto negli archivi sarebbe possibile immaginare di realizzare. La mia esperienza non credo sia stata diversa da quella di Antony.

E’ ormai chiaro a tutti quanto importante sia per gli urbanisti affrontare la questione del linguaggio che accompagna la comunicazione e l’azione di piano quando questa deve essere rivolta agli altri attori coinvolti nel disegno delle trasformazioni urbane e territoriali. La norma, il testo scritto, persino la pianta disegnata, pur mantenendo la loro funzione istituzionale, hanno quasi interamente perso la loro capacità di mettere in relazione tutte le figure e gli interessi coinvolti, sempre più lontani dal sistema tradizionale degli accordi diretti tra grandi decisori.

Resta un problema, ovviamente: a chi può rivolgersi un progettista per avere il supporto di una interpretazione o una comunicazione per immagini filmate utilmente finalizzabile alla formazione stessa degli strumenti di piano? Sono ormai molti gli urbanisti, giovani, capaci di usare “disciplinarmente” i mezzi dell’interpretazione in video delle questioni urbanistiche, sia con finalità di ricerca, che in situazioni di pratica professionale. Quello che manca è una finestra che renda i loro lavori raggiungibili, una rete dedicata e riconoscibile di incroci di esperienze. «Archive Movies» offrirà quella rete, superando la dimensione della recensione e rendendo accessibili per intero i materiali filmati proposti ai “lettori”.

Una pagina Vimeo a questo dedicata, gestita congiuntamente dalla redazione di Planum. The Journal of Urbanism con la Videoteca dell’Università IUAV di Venezia, consentirà di superare la vecchie sintesi filmate della lunghezza di trenta secondi e di mostrare per intero filmati esemplari, di cui indicare pregi e difetti; farà conoscere produttori capaci di realizzare filmati “utili” ai progettisti e agli studiosi di questioni legate alla trasformazione, conservazione e governo dell’ambiente abitato; infine, darà spazio ai dipartimenti di ricerca nei quali l’interpretazione in video finalizzata al progetto urbanistico è insegnata e si può imparare.

«Archive Movies» non perderà la sua natura di archivio, piuttosto estenderà la sua funzione di collezione dalle esperienze del passato a quelle recenti e in elaborazione. Perché la rubrica funzioni è necessario però che alle informazioni in possesso di coloro che si sono incaricati di tenerla attiva, si aggiungano le indicazioni di tutti coloro che, produttori o fruitori che siano, vogliano segnalare materiali di cui ritengono utile una conoscenza condivisa. Gli aggiornamenti di «Archive Movies» non hanno una scadenza programmata; maggiori saranno le segnalazioni, maggiore sarà il numero dei materiali messi a disposizione dei visitatori della pagina.
La cura della rubrica è condivisa da chi scrive, con Ruben Baiocco, pronti, tutti, a far si che diventi un luogo di scambio di esperienze e informazioni utili.

Venezia, Marzo 2013

Leonardo Ciacci
Dipartimento di Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi
Università IUAV di Venezia, Venezia, Italy
E-mail: ciacci@iuav.it