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21 | Il progetto didattico di Giovanni Astengo nelle interviste a Bruno Dolcetta, Giuseppe Campos Venuti, Paolo Ceccarelli, Bruno Gabrielli e Marcello Vittorini
Alessandra Marin
ENGLISH ABSTRACT |
Among the documents deposited in the Giovanni Astengo's Fund which is part of the Archivio Progetti of Univ. Iuav of Venice there is now also a series of interviews collected between 2004 and 2006. This reconstruction of a larger apparatus of documents – due to a project of Bruno Dolcetta, then director of the Department of Urban Planning and promoter of the acquisition, reorganization and inventory of the archive- has dedicated a long time in finding memories and video-testimonies of students, colleagues or political fellow of Astengo, able to tell us the story in which they had been key players or actors alongside "il maestro".
The reconstruction of these "multiple memories" as part of a collective memory that clearly identifies a choral portrait of Astengo, is made of more or less critical judgments, anecdotes, readings and evaluations of the outcomes of his work, education activities, political engagement and research fields. The start in Venice of the new school of town planning is part of the memories and judgments collected. Among the interviews which have been collected, we decided to make available through Planum, those of Bruno Dolcetta, Giuseppe Campos Venuti, Paolo Ceccarelli, Bruno Gabrielli e Marcello Vittorini.
FULL ARTICLE |
Il Fondo Giovanni Astengo, conservato presso l'Archivio Progetti dell'Università IUAV di Venezia, raccoglie, oltre ai documenti provenienti dall'archivio professionale del fondatore allo IUAV del primo Corso di laurea in Urbanistica italiano, anche i materiali raccolti tra il 2003 e il 2006 utili a completare un archivio in parte lacunoso a causa di uno scarto di materiali che lo stesso Astengo aveva compiuto poco prima della sua morte, in occasione del suo trasferimento a Venezia dalla storica residenza di Corso Re Umberto a Torino.
Tra i documenti depositati presso l'archivio c'è ora anche la serie delle interviste raccolte tra il 2004 e il 2006, presso suoi allievi, collaboratori e colleghi.
Questa ricostruzione di un più vasto apparato documentale relativo all'attività di Astengo – voluta da Bruno Dolcetta, allora direttore del Dipartimento di Urbanistica e promotore anche dell'acquisizione, riordino e inventariazione dell'archivio [1], e compiuta da chi scrive come assegnista di ricerca del DU-IUAV – ha portato a raccogliere copia di documenti grafici, scritti, fotografici, filmati, ma soprattutto a dedicare lungo tempo alla raccolta delle testimonianze di coloro che avevano conosciuto Astengo, stringendo con lui rapporti di tipo diverso, ma sempre contrassegnati dalla capacità di relazionarsi con questo maestro in modo dialettico e spesso affettivo. La lettura di documenti e lettere conservate nell'archivio aveva infatti rivelato molteplici aspetti nelle sue relazioni con colleghi, allievi, collaboratori o compagni di lotta politica, che hanno stimolato l'interesse di chi stava cercando di ricostruire una più vasta documentazione sulla sua figura, portando a decidere di raccogliere in video le testimonianze di molti di coloro che da quelle pagine parlavano, consentendo ad essi di narrare le vicende che li avevano visti protagonisti o comprimari al fianco di Astengo, in voce e immagine.
Con il rammarico di non poter più dare voce ad alcuni testimoni importanti [2], si è scelto di realizzare 14 interviste filmate, rivolgendosi a due "categorie" di interlocutori, per dare spazio a diversi modi di illustrare la figura di Giovanni Astengo e al rapporto con lui. Attraverso le testimonianze personali si è cercato di descrivere l'intrecciarsi dei rapporti umani con quelli di lavoro: gli esiti, come gli interlocutori, sono stati assai diversi, riguardando la memoria dei familiari, quella di allievi o giovani collaboratori, quella di colleghi e amici. Con le testimonianze sul lavoro di progettista ed editore, sull'impegno di amministratore e di politico, si è ricostruita la visione di Astengo elaborata dai testimoni, e la loro interazione con la sua vicenda.
La ricostruzione di queste "memorie plurime" ha evidenziato per alcuni versi una conflittualità, o meglio una discrepanza tra testimonianze su alcuni aspetti nel tempo divenuti parte della memoria collettiva [3], per altri un filo rosso che individua con chiarezza un ritratto corale di Astengo, fatto di giudizi più o meno critici, aneddoti, letture e valutazioni degli esiti della sua attività professionale, didattica, politica e di studioso.
«Caro Giovanni, ho la presunzione di essere autorizzato a dirTi queste cose perché Tu sai come me che esse sono dettate dalla stima e dall'affetto; non altrimenti parlerei a mio fratello» scrive Nerio Nesi in una lettera del febbraio 1976, indirizzata «al compagno Giovanni Astengo, Assessore all'Urbanistica della Regione Piemonte» [4]. L'attestato di stima del compagno di partito nelle file della sinistra socialista lombardiana, testimone privilegiato delle vicende politiche che dagli anni '60 agli '80 hanno visto Astengo protagonista nazionale, rappresenta una delle caratteristiche con cui sono stati scelti gli interlocutori delle interviste, tra i molti che possono dire di aver conosciuto l'architetto e urbanista torinese: l'essere stati interpreti di un rapporto stretto e proficuo, anche se a volte conflittuale, con lui e la sua visione del mondo.
Interpretare, infatti, risulta essere in queste interviste una delle azioni di maggiore rilievo. Non consegnare una "verità" documentale, ma restituire un racconto personale, utile per chi volesse approfondire la conoscenza storica non solo della figura di Astengo, ma anche del periodo storico che lo vide tra i protagonisti dell'urbanistica italiana.
Un'interpretazione che prende le forme a volte della straordinaria capacità di narrazione di Marcello Vittorini, che descrive esperienze quali il lavoro d'inchiesta sulla frana di Agrigento, l'impegno nell'INU e i primi "eroici" anni del Corso di laurea in Urbanistica a Preganziol; altre volte della lucida critica di Bruno Gabrielli, al suo fianco dal 1963 per il Piano di Genova e poi a Venezia e nell'ANCSA, o ancora della partecipe restituzione di episodi e percorsi di impegno comune di Nerio Nesi o di Bruno Dolcetta, da giovane collaboratore nella didattica e nella ricerca, a suo successore alla guida del Dipartimento e del Corso di laurea, nella sede di Ca' Tron.
Un Astengo più "privato" è emerso invece nel corso delle interviste registrate con i testimoni torinesi: dalla sorella Luciana, che ha ricostruito da una prospettiva inedita alcuni dettagli sui primi anni di attività, tra Olivetti e la collaborazione con Rizzotti e Renacco [5], a Vera Quaranta Grosso, entrata giovanissima nella redazione della Urbanistica diretta da Astengo e divenuta perno della sua "fabbrica dell'immagine", a Bernardo Sarà, giovane architetto presso l'Assessorato alla Pianificazione e gestione urbanistica della Regione Piemonte tra il 1975 e il 1980; due testimonianze che descrivono in modo diverso le modalità di relazione con colleghi e collaboratori, e anche la sua costante (e caparbia) ricerca di innovazione e miglioramento.
A queste ed altre esperienze fanno riferimento – utilizzando diverse prospettive e dimostrando a volte distacco, altre una ancora forte emozione – anche gli altri intervistati: Giuseppe Abbate, Giuseppe Campos Venuti, Paolo Ceccarelli, Antonio De Luca, Giulio De Giovanni, Domenico Patassini, Giovanni Spalla.
Ogni intervista è iniziata con la riproposizione della stessa domanda, "Quando e dove ha conosciuto Giovanni Astengo?", al fine di ricondurre l'intervistato al rapporto personale avuto con lui e per quanto possibile anche alle sue dimensioni celate, alle memorie mai in precedenza (o mai in quel modo) affidate alla carta [6]; ponendo l'accento sul protagonista assente, prima di spostarlo, nelle domande successive, ai luoghi e alle vicende, alle esperienze con esso condivise.
La registrazione delle interviste è stata sempre preparata da scambi di testi, lunghi colloqui telefonici o di persona, volti a predisporre l'apertura più ampia del campo della memoria, e che hanno dato forma in vari casi alla registrazione di apparenti monologhi, in realtà lunghe risposte a quesiti già elaborati e quindi impliciti, che hanno sollecitato la costruzione di narrazioni non casuali, interrotte da poche domande volte a sondare nel profondo alcuni aspetti particolari.
La lettura che si può dare di queste interviste è quindi di una serie di documenti che va a costituire una sorta di "archivio della memoria", prodotto da testimoni che sono a loro volta parte (qualificata) delle vicende e non solo spettatori del loro svolgersi; documenti cui si potrà attingere con la cautela dovuta ad ogni archivio e alla necessità di interpretare il momento e il contesto di produzione dei suoi materiali, il linguaggio utilizzato e la consapevolezza dei loro produttori della permanenza del loro contributo.
Alessandra Marin
Dipartimento di Ingegneria e Architettura
Università degli Studi di Trieste
Email: amarin@units.it
[1] In attesa della pubblicazione, in occasione del centenario della nascita di Astengo nel 2015, del volume dedicato alla sua opera da B. Dolcetta, M. Maguolo e A. Marin, l'organizzazione dei materiali dell'archivio è riportata in A. Marin (a cura di), Fondo archivistico Giovanni Astengo. Inventario, AP-DU-IUAV, Venezia 2000.
[2] Come ho già scritto, la ricostruzione attraverso testimonianze delle relazioni di Astengo con la cultura urbanistica, l'università e la politica italiana avrebbe reso necessarie molte e importanti "interviste impossibili". Cfr. A. Marin, "Giovanni Astengo tra documenti e testimonianze. Ri-costruire le fonti per una biografia", in L. Ciacci, B. Dolcetta, A. Marin, Giovanni Astengo. Urbanista militante, Marsilio, Venezia 2009, pp. 37-45.
[3] Un esempio rilevante è quello della discussione nel Consiglio di Facoltà IUAV dell'11 marzo 1970, per la nascita del Corso di Laurea in Urbanistica, ricordata da molti dei protagonisti o da altre persone coinvolte nella vicenda in modi diversi.
[4] Fondo Giovanni Astengo, Archivio Progetti IUAV, corr/28.
[5] Ma che, e ho tuttora il cruccio di non aver saputo insistere, non ha voluto ripetere di fronte alla telecamera le confidenze fattemi in precedenza sul fratello, come costruttore di giochi per le nipotine o magistrale caricaturista dei consiglieri comunali torinesi e dei colleghi docenti veneziani.
[6] Utilizzando una modalità propria dell'indagine sociologica e di quella storica condotte attraverso testimonianze orali: cfr. A.L. Tota (a cura di), La memoria contesa. Studi sulla comunicazione sociale del passato, Franco Angeli, Milano 2001.
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GIOVANNI ASTENGO URBANISTA
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