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Nel paesaggio. Il progetto per la città negli ultimi venti anni
Angelo Sampieri
In venti anni il discorso sulla città e sul territorio è cambiato: meno moralista, più articolato, ma anche più incerto. Ciò che di questo mutamento si coglie con forte evidenza è l'insistenza con cui, dalla metà degli anni ottanta, si ripropone la questione del paesaggio. Un’onda sovrastante, un diluvio che poco sembra avere a che fare con la lunga storia del paesaggio nella cultura europea dal XIX secolo. È una nuova stagione: l’architettura dei giardini, il dibattito sul progetto dello spazio aperto, i temi della dispersione, tutto sembra declinarsi in modo differente. Qual è il peso e quali sono le implicazioni di tanto parlare di paesaggio?
Se osservato attraverso di esso, il discorso sulla città acquista un timbro particolare, colloquiale e aperto. Architetti, urbanisti, paesaggisti tornano così a parlare a un pubblico vasto con buona possibilità di essere ascoltati e di farsi intendere. Congiuntamente a generose intenzioni, riemergono posizioni inattuali: una visione onnicomprensiva che guarda al territorio come totalità organica, giardino planetario; un umanesimo portatore di un’idea morbida e aperta di comunità ove l’essere in comune si restaura entro l’esperienza di una cultura condivisa; un’idea di azione mai traumatica, incisiva, capace piuttosto, ogni volta, di intercettare i processi, assecondare le evoluzioni, accompagnare il corso delle cose.
Nel paesaggio la città e il suo progetto appaiono immersi in un’armoniosa condizione di quiete. Attraverso un esercizio critico sulla letteratura paesaggista e le sue più importanti espressioni progettuali, in Europa e negli Stati Uniti durante gli ultimi venti anni, questo libro si propone di discutere la nuova condizione della cultura progettuale contemporanea, prestando il paesaggio a un necessario contraddittorio.
"Come è possibile dunque che lo stesso termine 'paesaggio' arrivi a comprendere tante cose così diverse? "Perché l'idea di paesaggio - scrive Sampieri - è un idea a bassa definizione. E' sfumata e continuare a parlarne non aiuta a precisarla".
Anzi, la sua vaghezza è proprio la sua forza, il cemento inattaccabile della sua planetaria diffusione (...).
Un "umanesimo acquietante": è questa la promessa implicita in ogni discorso sul paesaggio. Sospendendo come per incanto ogni conflitto sull'uso sociale della città e sulle difficoltà della trasformazione, la senso-logia prende il posto della vecchia ideologia e, come per incanto, fa tabula rasa di tutte le difficoltà politiche della cultura del progetto. Tutto il presente può essere recuperato, persino l'azzardo urbanistico risanato. Magari trasformando i muri in "giardini verticali" e un profilo incombente in cime tempestose.
Fulvio Irace, ' Annegati nel verde', Il Sole 24Ore, ottobre 2008
CONTENTS
Introduzione
I. Slittamenti
• Alternative e slittamenti
• Nuovi punti di osservazione
• Con il paesaggio ci si trova altrove
• Mestieri
• Chi agisce cosa sa
• Legittimazioni
II. Comunicazione
• Riviste di paesaggio
• Riviste che parlano di paesaggio
• Con il paesaggio ci si capisce meglio
• Circuiti della comunicazione
• Un immaginario sociale
III. Olismo
• Tutto il mondo è paesaggio
• Rappresentare le evoluzioni
• Tutto è paesaggio, il paesaggio è un tutto
• Processi e atmosfere
• Verso una nuova Arcadia
• Olismo ed ecologia
• Olismo ed elementarismo
IV. Umanesimo
• Vernacolare
• Culture dello spazio
• L’essere-in-comune nel paesaggio
• Dare voce al noi
• La riduzione del politico
• Rappresentare l’essere-in-comune
• Umanesimo anti-illuminista
V. Sospensione
• Landscape Urbanism
• Genealogie
• Nel paesaggio l’azione è sospesa
• Un mondo che non è per noi
• Una morale di senso comune
• Quadri di senso
Questioni poco eludibili
Postfazione di Cristina Bianchetti
Indice dei nomi
ABOUT THE AUTHOR:
Angelo Sampieri, architetto e dottore di ricerca in Urbanistica presso l’Università Iuav di Venezia, insegna presso la I Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.
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by Daniela Ruggeri
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